Salento lembo di terra a sé anche in campo architettonico, sopratutto per merito del barocco leccese ma anche per le sue caratteristiche “case bianche”, generalmente senza tetto e con il semplice solaio. Barocco che impazza nel Salento e specialmente nel suo capoluogo, Lecce, fra la fine del XVI° secolo e la prima metà del XVIII°. Pomposo e ridondante, dalle decorazioni vistose, deriva dal plateresco (metodo di lavorazione dell’argento) spagnolo a sua volta ispirato al gusto rinascimentale italico. Rispetto al barocco strictu sensu, quello leccese punta tutto sugli esterni degli edifici - decorati come veri e propri arazzi – avvalendosi delle proprietà della pietra leccese “calda” e facilmente malleabile allo scalpello.
La Basilica di Santa Croce, con lo straordinario rosone dell’architetto Cesare Penna, l’adiacente Palazzo dei Celestini, l’incantevole piazza Duomo ed una sere di chiese (meritano citazione Santa Chiara, San Matteo e Sant’Irene) costituiscono il culmine, il parossismo dell’espressività barocca. Giuseppe Zimbalo è l’architetto per eccellenza dell’età barocca. Sua la torre campanaria alta 70 metri di piazza Duomo, opera sua la ristrutturazione del Duomo (eretto nel 1144) durata 10 anni a partire dal 1660, forte il suo contributo per Santa Croce, suo il progetto per Palazzo dei Celestini. Ma, più in generale, nelle facciate di chiese, corti e palazzi del centro storico è tutto un trionfo di capitelli, volute, ghirigori e pinnacoli. Piazza Sant’Oronzo è il salotto leccese, riportato alla luce all’inizio del Novecento ma risalente al II secolo dopo Cristo. Nella piazza si staglia la colonna (ancora di Zimbalo) con la statua del santo protettore della città, mentre l’anfiteatro romano (peraltro catalogato come monumento nazionale) ne rappresenta l’opera più imponente ed affascinante. Probabilmente edificata nell’epoca augustea utilizzando la pietra leccese, l’arena romana – riemersa nel 1901 – è oggi visibile limitatamente ad un emiciclo. Al 1008 risale invece la cattedrale di Otranto - i cui pavimenti a mosaico fuono realizzati cento anni dopo -, monolite capace di non flettersi all’invasione turca del 1480. La chiesa custodisce le ossa degli ottocento famosi “beati martiri d’Otranto”, trucidati sul colle della Minerva il 14 agosto di quell’anno per non aver voluto rinnegare la fede cristiana. In un’elencazione – per quanto superficiale possa risultare – delle bellezze architettoniche salentine debbono essere quanto meno citate una serie di strutture che trasudano storia, cultura, fascino e tradizione.
Il borgo di Specchia; le ville signorili ottocentesche (figlie del manierismo) di Santa Maria di Leuca e di Santa Cesarea Terme, la necropoli messapica vicino Manduria, la monumentale scalinata dell’acquedotto che porta al Santuario di Leuca. Ed inoltre la Basilica romano - gotica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina dagli affreschi incantevoli datati 1400, la cattedrale di Nardò edificata fra il secolo VII ed XI, il convento dei Francescani di Lequile di epoca barocca, l’intero centro storico di Gallipoli collegato al resto della città da una sorta di istmo, il monumento a Francesca Capece e la statua di Aldo Moro (vicino alla casa natìa dello statista) di Maglie. Senza dimenticare che ogni borgo antico, ogni corte, ogni angolo di città o di campagna, ogni palazzo storico del territorio salentino sono luogo di grande richiamo e calamitano l’attenzione di innumerevoli turisti.